Tuttavia non tutti sanno che l’idea di questi strumenti di idroterapia domestica è sorta da un problema molto serio che affliggeva un bambino appartenente alla famiglia di imprenditori italoamericani.
Volevano sfuggire a una miseria atavica, quella dei contadini del Friuli, una regione che ha visto molti dei suoi figli partire per le Americhe (con destinazione prevalentemente Stati Uniti e Argentina).
Francesco, Rachele e Valeriano si ritrovarono a fare lo stesso faticoso mestiere di sempre: braccianti agricoli, anche se nell’assolata California. Nel giro di pochi anni arrivarono negli Stati Uniti anche gli altri fratelli: Gelindo, Candido, Giocondo e Giuseppe, le cinque sorelle e i genitori.
Dai frutteti della California, osservando il volo dei primi aerei in mostra a San Francisco (in occasione della prima Fiera Mondiale), il primogenito Rachele, appassionato di meccanica, intuì che il disegno dell’elica poteva essere migliorato.
Progettò l’elica Toothpick Jacuzzi: il primo dei molti successi dei fratelli italiani, che si tuffarono nel business dell’aeronautica.
L’azienda fondata in California fu infatti la Jacuzzi Bros, nel 1915, grazie alla prima invenzione che poi diventerà la Jacuzzi Groups.
Un’elica di nuova concezione adottata dall’aeronautica statunitense, prologo del primo monoplano a cabina integrata brevettato nel 1920. Da qui, un susseguirsi di intuizioni apriranno prospettive nuove.
Progettarono anche aereo a sette posti, che durante un volo dimostrativo si schiantò rovinosamente. Si concluse così la vita di Giocondo Jacuzzi, di due impiegati dell’azienda e l’avventura nel mondo dell’aviazione dei fratelli friulani.
Gli Jacuzzi svilupparono diversi brevetti in campo idraulico con particolari applicazione nell’agricoltura, come una pompa per l’estrazione dell’acqua, che fu acquistata praticamente da tutti i contadini americani per irrigare i campi, e una ventola di aria calda che consentiva di far sciogliere la brina nei frutteti.
Rachele Jacuzzi |
Alla morte di Rachele, Candido, il minore dei fratelli, prese in mano le redini dell’azienda che, per una sfortunata circostanza, svilupperà uno dei prodotti di lusso per antonomasia, la vasca idromassaggio.
Il figlio più piccolo di Candido, Kenneth, nel 1943, quando aveva appena 15 mesi, si ammala di una febbre reumatica che ha come conseguenza una grave forma sistemica di artrite reumatoide.
Per i medici Kenneth, Ken, Jacuzzi, non sarebbe vissuto a lungo, al massimo fino a tre anni. L’unico trattamento che sembrava giovargli, era l’idroterapia alla quale si sottoponeva in ospedale.
Candido, dopo aver osservato l’apparecchiatura impiegata dai medici, ne progetta una ad uso domestico.
Candido e Ken Jacuzzi |
Al medico che seguiva Ken fu mostrata l’invenzione, ed egli suggerì che altri avrebbero potuto beneficiare della pompa per l’idromassaggio. Fu così che Candido, dopo molte discussioni con i fratelli, restii ad entrare in concorrenza con colossi come la General Electric, decise di iniziare la commercializzazione della pompa.
Era il 1956 e nacque così la prima pompa, la J-300, ad immersione che sintetizza gli effetti curativi dell’idroterapia. Un sistema di idromassaggio accessibile che entrò in moltissime case americane.
Da allora il nome Jacuzzi è sinonimo di vasca idromassaggio, un prodotto di lusso non per tutte le tasche, venduta nella sua versione integrata a partire dal 1968, progettata dal nipote di Candido, Roy, che rielabora il progetto del nonno e crea una vasca con bocchette integrate e un sistema idromassaggiante.
Quel gesto di amore di un padre ha consentito a Kenneth di proseguire i trattamenti nella propria abitazione e tutti i giorni. Anche grazie a questa invenzione, Ken non solo lavorò tutta la vita nell’azienda fondata dal padre ma raggiunse la maggiore età.
Ken Jacuzzi è morto all’inizio del 2017 a 75 anni di età. Anche se costretto su una sedia a rotelle da moltissimo tempo, la sua è stata una vita piena, vissuta anche grazie alla determinazione di un padre e di una madre che non volevano rassegnarsi a perderlo.
La famiglia Jacuzzi non si è mai dimenticata delle sue radici, tanto che nel 1970 ha riportato parte della sua produzione in Italia, precisamente a Valvasone, in quel Friuli dal quale erano partiti in cerca di fortuna, poco più di sessant’anni prima.
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